Nell’autunno del 1986 fui invitato in Italia per girare tre film. Il contratto era per tre settimane, ottima paga, prima classe, tutto spesato (…)
Continuavo a ricevere offerte a più di vent’anni dai miei esordi. Mi consideravo fortunato, ero un vero e proprio sopravvissuto (…) Per qualche giorno riflettei sulle offerte di lavoro. Comunque decidessi, sapevo che rischiavo di infettare qualcuno, qui a casa oppure in Italia (…) All’epoca pensavo di aver preso l’AIDS da un’attrice locale. Non volevo vendicarmi né fare del male a nessuno, volevo solo lavorare. Lo volevo disperatamente.
Alla fine scelsi l’Italia, per i soldi ma anche per l’opportunità di vedere per l’ultima volta le colline italiane (…) Ma l’elemento decisivo fu il fatto di lavorare con una nuova collega. SI chiamava Ilona Staller, meglio conosciuta come Cicciolina. Era una pornostar italiana, ed era stata eletta in Parlamento. Il film si chiamava The Rise of the Roman Empress.
Con queste parole tratte dalla sua autobiografia ‘Re del porno’ John Holmes descrive il suo approdo in terra italiana per girare un trittico di film che sarebbero stati gli ultimi della sua carriera e della sua vita. Era il 1987 e il pornodivo americano sapeva di aver contratto il virus dell’AIDS in base ad un test effettuato nel Febbraio dell’anno precedente. Ciò nonostante, lui ed il suo entourage diramarono nella ‘porn industry’ americana e non solo la notizia di un cancro al colon a giustificazione dello stato fisico consunto dell’uomo, l’innaturale magrezza ed un volto stanco e scavato, problemi che lo affliggevano in realtà da ben prima del 1986 (infezione alle orecchie, eruzione cutanea, sanguinamento).
Può essere ragionevolmente ritenuto che a dare il via all’operazione Holmes siano stati Riccardo Schicchi, Double G e la società di produzione catanese Immagine Cinematografica, accaparrandosi le prestazioni della leggenda di Ashville con lauta offerta di verdoni e ‘bonus vari’ senza avere, in realtà, concorrenti credibili. Questo perché, dal punto di vista professionale, le azioni di Holmes erano in netto ribasso da anni, essendosi lui stesso costruita una nomea di inaffidabilità a seguito della risaputa dipendenza da droghe pesanti, cosa che lo aveva reso coprotagonista, poi assolto, della rapina omicidiaria di Wonderland Avenue il 1 Luglio 1981 (scontò comunque 6 mesi di carcere perché fu dimostrata la sua presenza alla rapina).
Tutto questo gli aveva lasciato in eredità pesanti strascichi economici (leggi debiti).
L’Italia, dunque, come ultima, definitiva miniera d’oro dopo che anche l’esperienza ‘su commissione’ di un film gay (1983) non aveva procurato risorse utili a sufficienza.
A proposito dell’esperienza gay, si trattava nello specifico di una pellicola intitolata ‘The private pleasures of John C. Holmes’, fortemente caldeggiata dal produttore di Holmes e da alcuni ‘agganci’ nel settore. Questi ultimi si dicevano pronti a pagare una lauta somma pur di avere un Holmes gay, e John, dal canto suo, ebbe indugi non tanto morali, quanto dovuti ad un duplice ordine di motivi:
– il sesso gay non gli piaceva. Questo perché l’aveva già provato per conto dello studio Falcon, specializzato nel settore. Si era trattato del dittico ‘Black velvet: The big deal’/’The boys from riverside drive’ (1977), pellicole che seguivano alcuni loop omosessuali interpretati dal nostro ad inizio decennio.
– l’accettare questa proposta significava confessare implicitamente alla compagna Laurie Rose, nota nell’ambiente porno col nome di Misty Dawn, il fatto di essere ancora inguaiato finanziariamente. D’altra parte John aveva concordato con la ragazza il suo ritiro dalle scene, assicurandole che avrebbe pensato lui ad entrambi: dunque questo film si doveva fare, e lui aveva un solo modo per poter sostenere quel tipo di riprese: quello di arrivarci ‘fatto’ al punto giusto.
Il prodotto di tutte queste tensioni non ebbe alcun risultato sul piano pratico. La maggior parte dei soldi ottenuti con il film andarono subito ai creditori, quelli rimasti servirono a pagare bollette per pochi mesi.
John, e Laurie con lui, era pronto tuttavia a dimenticare tutta questa storia cercando di guardare al futuro con progetti professionali e di coppia. E qui, oltre ai pochi titoli ‘di cassetta’ interpretati nel biennio 84-86, si profila la prospettiva italiana.
Per i film in programma – ne sarebbero stati poi girati solo due, ‘Carne bollente’ (The Rise of the Roman Empress) e ’Supermaschio per mogli viziose’ (‘The Devil in mr. Holmes’) la carismatica star americana poteva avvalersi di un cast internazionale che prevedeva altre due dive a stelle e strisce, Tracey Adams e Amber Lynn, unitamente all’abitudinario del porno tricolore Christopher Clark e l’esperto Jean-Pierre Armand a completare la colonia francese. Trovavano posto in entrambe le pellicole Erminio Bianchi e la nativa brasiliana Jacky Del Rio.
Primadonna di ‘Carne bollente’ sarebbe stata, come detto, Cicciolina, mentre ‘Supermaschio’ prevedeva la partecipazione di un duo ‘deluxe’: Karin Schubert e l’inossidabile Marina Lotar…