Intervista a Manuela Falorni (la Venere Bianca)

Per parlare dei vari percorsi emozionali intrapresi da Manuela Falorni durante la sua vita occorre utilizzare una parola: Passione. La passione è, infatti, il trait d’union che lega ed accomuna le sue varie esperienze artistiche e professionali, scelte sempre volute, abbracciate e vissute intensamente, incondizionatamente, senza riserve.
Passionale è il modo con cui Manuela mi parla di sé e dei suoi vari trascorsi, con un trasporto che è impossibile non avvertire nella voce, nella scelta delle parole usate sia per rinverdire i ricordi che per argomentare sul presente che è e che verrà.
Prendendo in prestito il titolo di un film di Hitchcock, Manuela potrebbe essere ‘La donna che visse due volte’, ma non basta: perché lei di vite artistiche ne ha avute molte di più, ed in tutte ha saputo lasciare traccia della sua essenza più intima.

E allora il viaggio comincia da lontano, recando l’impronta di quattro lettere a comporre una parola tanto breve nella forma quanto vasta e impegnativa nella sostanza: moda. Le ricordo alcune foto dove appare con capelli corti e biondissimi: “Erano gli anni Ottanta – mi dice – fondamentalmente ero una mannequin, sfilavo nelle passerelle in Giappone, Russia, Corea, tanta Italia, Europa tutta. Addirittura per un lungo periodo ho fondato e gestito una scuola e agenzia per modelle e organizzavo sfilate di moda ed eventi a grandi livelli. Ero improntata al mondo della moda fin da quando ero ragazzina.”

Poi, nel 1991, accade qualcosa. Siamo A Febbraio, che, come si sa, per l’Italia significa (anche) Festival di Sanremo…
“Ci fu l’incontro col produttore discografico e musicista Franco Ciani, mio attuale marito, che era l’ex marito di Anna Oxa. Lo incontrai al Festival, lui era lì con Fiordaliso che era in gara un pezzo di Franco. Io ero andata a Sanremo con un troupe cinematografica con cui avevo fatto il video di Zucchero per ’Non ti sopporto più’ ed uno girato da Renato Zero (‘La mia riva’ di Mariella Nava, ndA), ero una sorta di PR. Mi presentarono Franco. A Giugno Fiordaliso andava a Forte dei Marmi e da lì con Franco, suo manager, giravano l’Italia in tournée. Quando lui venne a Forte si ricordò che in Febbraio aveva conosciuto questa modella, ne era rimasto colpito e la voleva rivedere…contattò la troupe dei video con cui io avevo fatto due clip dicendo che aveva bisogno di parlarmi. Quindi mi chiamò, io pensavo per lavoro…ci demmo appuntamento in un bar a Forte e in pratica parlammo tutto il giorno…da lì fu colpo di fulmine per lui. Dopo poco ci siamo messi insieme.”

Come avvenne dunque, Manuela, questo ‘progressivo spostamento del piacere’ verso il pianeta erotico?
“Ci inventammo insieme uno spettacolo sexy da fare nelle discoteche che però non avevano i soldi per pagare. A me piaceva tantissimo l’erotismo, l’ho messo in tutto ciò che ho fatto. Volevo andare a vedere degli spettacoli erotici. Allora erano pochi, c’erano Selen e poche altre…stava iniziando Milly D’Abbraccio eccetera…come ti dicevo di spettacoli non ce n’erano tanti, dovevi andarteli a cercare: c’era Roma, Milano, Bologna e questo posto a Ferrara…io una sera decisi: ‘voglio provare per gioco’. Mi ero preparata in casa da sola una coreografia, venendo dal mondo delle sfilate sapevo montarmi uno spettacolino hard,,, così con Franco andammo all’Armony Disco a Montemerlo di Bondeno (Ferrara), dopo la cena chiesi al proprietario del locale Luca Pazzi di provare a fare uno show gratis – all’epoca ero un figone della madonna, insomma ero molto bella (ride) – quindi prima dell’esibizione della pornostar che si chiamava Kelly Cooper feci questo spettacolo. C’era il pienone, io avevo montato uno spettacolo di 20 minuti ma sono andata avanti un’ora con la musica messa dal dj perché la mia era finita, quando poi ho terminato il pubblico era entusiasta e lo stesso il proprietario, che cominciò a chiedermi: ‘dai ti scritturo, ma sei una pornostar?’

Immagino l’umore della pornostar che doveva esibirsi dopo…
La gente nel frattempo se ne stava andando, credo che ne sia rimasta un 30%…la pornostar dopo era incazzatissima!
A quel punto chiesi a Franco se la cosa gli avesse dato fastidio, lui rispose di no: mi aveva vista in totale serenità, molto eccitante.
Quando il proprietario mi chiese di fare un accordo Franco mi rammentò comunque di stare attenta alla famiglia: avrebbero potuto esserci dei casini…io pensai: ‘per ora nessuno deve venirlo a sapere, intanto provo a vedere se mi piace per trasformare questa attività in un lavoro.’ Provai 2 o 3 volte e da li decisi che si, poteva diventare una vera professione.”

A quel punto ‘il gioco si fa serio’, prossima fermata; Milano. Manuela, che ricordi hai se ti dico ‘Teatrino’?
“Andai al Teatrino di Milano, vero tempio del porno italiano, dove si esibivano Moana, Cicciolina, Ramba eccetera. I proprietari del Teatrino erano i fratelli Matera, che avevano anche i locali a Genova e Bologna. Essendo quello di Milano sempre bazzicato da giornalisti, non volevo ancora rischiare di far sapere tutto alla mia famiglia, anche perché io ero la ex moglie del pugile Nino La Rocca, personaggio molto popolare, con cui ho un figlio, mentre Franco era l’ex di Anna Oxa, anche lei aveva vinto un Sanremo ed aveva fatto programmi come ‘Fantastico’…rischiavamo entrambi di essere travolti dall’attenzione mediatica.
Quindi decisi di rimanere ad esibirmi per due o tre mesi nei locali di Genova e Bologna, poi andai comunque a Milano e lì, dopo due o tre volte, i giornalisti mi individuarono e successe un putiferio mediatico con conseguente casino in famiglia. Mia madre mi denunciò al tribunale dei minorenni facendo in modo che mi togliessero mio figlio Antonio, avuto dal matrimonio con Nino La Rocca…Il Tribunale mi tolse il bambino e per me fu l’inizio di un lungo e triste calvario. Io non mi sono tirata indietro: ero sicura di fare qualcosa che per me era ed è pulito: l’essere madre è un conto, l’essere pornostar è un altro, se te sai fare il mestiere della pornostar con testa e cervello, non ti butti via e all’interno della casa e della tua famiglia sei una donna qualsiasi, si può fare. Alla fine la Corte D’Appello di Firenze ribaltò la sentenza di primo grado emettendone un’altra dove si dichiarava che :”anche una pornostar può essere una buona madre”, ed oggi mio figlio ha 32 anni, è cresciuto normalissimo, sereno, si è laureato ed ha una fidanzata…

La Venere in TV
Chiuso il ricordo di questa brutta vicenda, Manuela mi introduce una nuova esperienza, quella televisiva.
“Sempre al Teatrino venne un giornalista amico del proprietario della nota casa di produzione di materiale hard Marylin Video, che aveva sede a Milano. Alla Marylin Video cercavano una presentatrice che facesse promozione, fino ad allora la faceva una certa Roberta che era un trans ma era andata fuori dall’Italia per un contratto discografico. Dopo un provino, iniziai subito a registrare con loro: registravamo a Milano dove avevano gli studi, venivano realizzate poi delle videocassette e ne mandavano ogni giorno una diversa a tutte le emittenti private regionali, da nord a sud isole comprese. In pratica ero vista in tutta Italia: la prima emissione era all’una, poi andavano avanti in replica fino alle 4 o 5 di mattina. Facendo zapping la sera, dopo il Costanzo, c’era la Venere Bianca: se volevi qualcosa di erotico o prendevi un film o guardavi me in televisione, quindi ebbi una popolarità enorme.”

‘Io sono una giocherellona…’ affermi maliziosa durante una puntata del programma che conducevi in notturna per ReteMia, emittente nazionale nei primi anni ’90…ed in effetti la trasmissione era piena di ‘giochini’: racconti erotici, sexy strip, il tutto all’insegna di quella classe inconfondibile per il personaggio di ‘Venere Bianca’. Mi parli di quest’esperienza?
“Dopo 2 anni le trasmissioni per Marylin Video finirono e mi contattò Amedeo Disegni, un avvocato di Roma che aveva creato il Top Club, una delle primissime associazione di scambisti, per fare promozione all’associazione e cercare nuovi membri.
Funzionava così: uno guardava gli spot, telefonava al numero indicato, si associava e il Top Club gli mandava a casa il ’mezzo’ per potersi incontrare con le altre coppie, ovvero una vhs con le coppie con mascherina che facevano sesso: lo scopo era farsi vedere e dare un numero di telefono per poi incontrarsi tra di loro.
Inoltre il Top Club mandava agli associati biglietti scontati per entrare nei vari club privè, allora nn erano tanti e si entrava solo se conoscevi già un socio: se ti associavi al Top Club ci entravi di diritto tramite questi biglietti.”
Per promuovere il Club inizialmente non c’erano delle vere e proprie trasmissioni su Retemia, che allora era una rete nazionale. Il tutto si limitava a Selen che faceva dei piccoli spot. Ma con la presenza delle Venere Bianca si ragiona in grande: le viene affidata la conduzione di un programma vero e proprio…“Feci un provino, poi iniziai a fare le dirette: noi facevamo due sere alla settimana in diretta, il martedì e la domenica, poi il giorno in cui andavo a fare la diretta restavo anche nel pomeriggio per registrare pezzetti da 20 minuti/mezz’ora che andavano per il resto della settimana.”

Si passa poi al tuo esordio cinematografico, nel 1994: come maturò questa decisione e che ruolo ebbe la FM Video?
“Nel 94 comincio con i film per la FM Video. Nicola Matera era non solo proprietario di questa casa di produzione e distribuzione tra le più grandi in Europa, ma anche proprietario del Teatrino di Bologna, Milano e Genova. Quindi io lavoravo nei suoi film e nei suoi locali. Andando al Teatrino lo conobbi subito, lavoravo praticamente tutti i giorni al mese, ed era sempre pieno. Per darti un’idea della persona, il signor Matera da proprietario non ha mai accettato di fare film con donne incinte: ‘il porno che diamo è già abbastanza – diceva – non c’è bisogno di dare qualcosa di più estremo’.
Ho sempre scelto i miei film, non ho mai voluto inflazionarmi. Non ritenevo giusto ‘dare troppo’ per un fatto di pregio, non in quanto Manuela Falorni ma in quanto donna, femmina: ho sempre portato rispetto al fatto che sono una donna, credo si possa essere donne molto libere, però mantenendo degli equilibri e amore per se stesse.
Quando smetti di essere una pornostar – e nn lo puoi essere per tutta la vita – dopo devi anche convivere e vivere fuori dalla pornografia, quando torni ad essere una donna comune. Io la mia etichetta da pornostar ia porto con grande orgoglio e grande dignità, però ad esempio ho preso questo diploma da personal trainer, mi aprirò uno studio privato personal e cercherò di lavorare solo per le donne (poi infatti ne parliamo, ndA).
Se hai un passato da pornostar ma sei persona equilibrata che nn si è buttata via, hai delle chances per continuare ad avere una vita normale e serena. Se hai fatto scene esagerate e condotto una vita scellerata che cosa ti rimane da fare dopo? Rimani con i tuoi fantasmi, con i tuoi errori…
io ho quei 15/20 film…film che selezionavo: mi piaceva quello che mi proponevano, mi piaceva la trama, erano sempre produzioni di grande qualità.”

Film di qualità…
“I miei film con FM li amo tutti: ‘Doom Fighter’, ‘Carmen’, ‘Troia in carriera’…’Doom Fighter’ ad esempio costò un miliardo di lire, gli davano tutti del folle a Matera, lui però volle credere in quell’operazione. Fu girato in un mese, 20 ore al giorno negli studi di Budapest, tutto fatto in chrome key con grosso lavoro di post produzione, con un grande cast: Laura Angel, Chris Clark, Franco Roccaforte…il meglio della pornografia europea. Ci volle un mese più un anno di post produzione per i due episodi!
C’è una bella ripresa dall’alto nella mia prima scena con David Perry, una regia cinematografica, con molti punti di vista…anche un film in costume come ‘Carmen’, mio primo vero film che ho fatto con FM, costò 250 milioni…erano film di ottima qualità, belle location, fotografia, costumi. ‘Carmen’ fu girato negli stessi studi cinematografici dove tempo prima era stato girato ‘Il Gobbo di Notre Dame’, noi abbiamo usufruito di tutta la scenografia del Gobbo.”

…e brutti film
“Dopo Doom Fighter dovevamo girare un film che aveva tutt’altro nome, invece venne intitolato ‘infoscopate’…non si doveva chiamare così, fu chiamato così perché dopo la mia seconda scena in quel set c’era una disorganizzazione assurda e il mio contratto non veniva rispettato in niente, quindi litigai: ‘tenetevi le due scene, io me ne vado, con la FM ho chiuso’. Siccome in quelle due scene io ero al telefono la produzione si inventò ‘Infoscopate’ costruendoci sopra una trama, ma nn era quella l’idea originale.”
“L’ultimo film è stato ‘Amore e Psiche’, lì avevo il caschetto rosso: in realtà avevo un contratto di 6 film, ne ho fatti due e lì ho capito che il cinema hard stava diventando mediocre e che l’FM video che era stata presa dal nipote di Nicola Matera non era più quella dove io andavo e stavo bene, con professionisti seri.
Si tratta di un film fatto in 3 giorni con attori emergenti, farci una scena era lungo e faticoso, pessime le location e le riprese. Quindi nel 2005 dico basta: chiudo l’accordo dei film, continuo con locali e serate.”

Il fattore A (come Anal)
“Con Mario Salieri, feci 2 film con lui: ‘La Dolce Vita’, un filmone in termini di budget, poi per la serie ‘Erotic Stories’ un film intitolato ‘Il Delirio dell’Anima’, tuttavia la nostra collaborazione non è proseguita.
Con l’FM Video non avevo mai fatto anal, per motivi miei non volevo farlo davanti alla telecamera. Io cercavo un gran feeling con i pornoattori, quando facevo sesso lo facevo davvero, nn me la tiravo, del resto questo lavoro l’ho fatto per vocazione: io ero eccitata quando facevo le scene hard, perché immaginavo che quelle scene sarebbero andate nell’intimità degli uomini…quindi non stavo a vedere se bisognava fermarci perché le luci erano da cambiare, il trucco da rifare, questo per non far raffreddare gli attori: se gli attori si raffreddano devono essere riattivati, ci vogliono le ore per girare le scene. Quindi anche quando si spegnevano le lucine io rimanevo attiva.
Quando tornai all’FM Matera mi disse: ‘hai fatto l’anal con Salieri, almeno uno lo devi promettere anche a me!’. Commisi l’errore di dire ‘ok, lo faccio’ ma non perché fossi realmente convinta, più che altro per togliermi questo peso: feci allora questa scena con Joachim Kessef ne ‘Il Delirio’, ma si vede che nn è un grande piacere, che non sono predisposta non mi lascio andare. Mi dissi: ‘lo devo fare così mi tolgo il pensiero. Poi così sono pari’.
Ma l’anno dopo in un altro film – ‘Feticismo’ – faccio una scena d’apertura con un ragazzo ungherese (Kevin King), ne viene un anale divino: quel ragazzo lo vedevo per la prima volta – mi piaceva l’incognita, creare il feeling lì per lì, il non veder prima l’attore era una cosa che mi eccitava. Con questo ragazzo ci fu subito un feeling a pelle, dalla produzione nessuno ci disse quello che dovevamo fare: non hanno cambiato luce, niente, silenzio di tomba: noi due eravamo soli, io ero nella mia intimità con un uomo che mi piaceva: quando abbiamo finito ci fu un applauso pazzesco! Venne fuori una scena perfetta. Insomma, non mi si deve pretendere, devo essere io a sentirlo”

Meglio i film o gli spettacoli?
“I film mi piacevano ma dovevano essere limitati nel tempo: quando andavo a fare i film doveva essere sempre una festa: mi preparavo gli abiti, stavo a dieta, andavo di più in palestra…andavo a fare una vacanza dove dovevo essere al meglio di me, ci voleva una preparazione fisica, mentale, pratica. Doveva essere un evento, molto piacevole, eccitante.
Lo spettacolo è il mio amore: la musica, la scena, il movimento del corpo, l’amore del pubblico…io mi sono data tantissimo al pubblico, non mi sono mai risparmiata, non ho mai avuto paura. Un sera al Teatrino – c’era un pieno pazzesco – io scesi e, ti giuro, fu come Gesù che cammina tra le acque: la gente si aprì perché aveva gran rispetto per me. Il signor Matera una volta mi disse che una cosa del genere l’aveva vista fare solo per me e per Moana. Quando Moana usciva in scena calava il silenzio perchè percepivi la sua personalità, sentivi che la persona amava quello che faceva.
Il mio pubblico aspettava trepidante che io scendessi dal palco, perché ero molto generosa: il pubblico per me era tutto uguale, portavo rispetto e davo confidenza a tutti, a prescindere dall’età.
A Roma ho una base di fan che mi ama sempre, quando vado là – una volta ogni mese, 40 giorni – mi dicono: tu sei una Dea che non invecchierà mai, perché le persone si innamorano delle emozioni che gli hai dato. Quando regali delle emozioni, specialmente sessuali ed emotive, quello che fai rimane ad entrambi: a chi le ha date e a chi le ha ricevute.”

La Vita Dopo il Porno
Manuela è come la Margherita di Cocciante, che ‘non sa stare ferma con le mani nelle mani’. Tante cose sta facendo e deve fare, come dimostra il suo nuovo sito www.manuelafalorni.it aperto dopo aver preso il diploma di Personal Trainer.
Una nuova sfida che, mi ha sottolineato lei, rappresenta il suo futuro. Un futuro di cui parla qui di seguito, e che ha uno slogan: ‘Una Donna per Amico’.
“Adesso mi sto organizzando per aprire uno studio personal, ho fatto una scuola a Milano – Scuola Nazionale di Personal Trainer – dove accettano solo laureati in scienze motorie o che hanno diplomi in questo campo, altrimenti devi fare da loro tutto il corso per diventare istruttore di sala pesi. Non avendo diplomi in scene motorie, ho fatto tutta la scuola, preso il diploma come istruttrice di sala pesi, poi da lì sono stata ammessa alla scuola di Personal Trainer, dove mi son fatta altri mesi di lezioni con obbligo di frequenza. Quando esci da lì hai una qualifica, un diploma internazionale, riconosciuto anche all’estero tramite l’EREPS (European Register of Exercise Professionals).
Lo studio personal è una sorta di palestra in miniatura dove si possono allenare 1 o 2 persone al massimo. Gli iscritti vengono seguiti personalmente da me, c’è un’assistenza dedicata, ti alleno e ti seguo io. E’ una sorta di nuova cosa che sta prendendo piede nelle città perché alcune persone quando vanno in palestra vogliono essere seguite senza confusione, magari sono timide o si vergognano. Pur non volendo precludermi all’inizio guadagni da parte maschile, l’obbiettivo è di lavorare con e per le donne.
Dopo tutta l’esperienza di vita che ho maturato nel mondo della moda, nel mondo del fitness, in quello dell’hard, ho imparato ad avere a che fare con un vari tipi di pubblico e con persone diverse, ho vissuto tutte queste situazioni e mi sono formata un’attitudine tale da potermi confrontare con vari tipi di sensibilità.
Ecco la ‘mission’ di ‘Una Donna per Amico’: uno spazio in cui una donna può essere affiancata per un lavoro fisico e costruire al contempo un rapporto umano.”

“Senza dimenticare che sono anche una pittrice – aggiunge Manuela – e conto di riprendere appena avrò sbrigato le faccende burocratiche relative all’apertura dello studio! Faccio troppe cose!” e si mette a ridere, con quella stessa intensità e passione con cui mi ha raccontato di tutte le sue esperienze, tutte le sue sfide, tutte le sue ‘vite’.
Quando iniziò a fare porno aveva 33 anni e Riccardo Schicchi le consigliava: “Dì che ne hai 20!” nessuno avrebbe avuto da ridire.
Oggi mi dice “Ho 60 anni, portati bene eh!” ed io non potrei essere più d’accordo.