Intervista a Marika Ferrero

Marika, la prima volta che ti ho visto si trattava di un film della CentoxCento intitolato ‘Esperienza Incredibile’, eravamo circa nel 2012…oggi, cercando il tuo nome in rete, ti ho ritrovata associata alla sigla ‘SexSens’…mi dici cosa è successo in questi 7 anni?
Sono successe tantissime cose, la più importante di tutte è che sono cresciuta, e come capita a tutti mi sono evoluta, capendo meglio quello che amavo davvero, e soprattutto, la maniera migliore di esprimerlo, quindi ho deciso di creare un mio progetto, per raccontare la mia (e non solo mia) visione della sessualità, che non riconoscevo più nella pornografia mainstream, ed ecco nato SexSenS.

Prendendo in prestito una tua frase letta nella homepage del tuo sito, si potrebbe dire che sei passata dal porno come negazione di una qualsivoglia forma di sessualità ad un ‘erotismo come espressione artistica di menti e corpi’. In cosa consiste la realizzazione pratica di quest’ultimo ‘concept’?
Semplicemente di tornare indietro per andare avanti, oramai nel porno mainstream si vede tutto e troppo (e fatto male), non ha più niente a che vedere con quella che è la sessualità reale che viviamo nelle nostre vite “normali”. In tutte i nostri video e performance non ci sono attrici o attori, ma persone reali, che semplicemente fanno del BUON SESSO davanti a una telecamera, senza la finzione che caratterizza il porno. Semplice e reale, ma fatto bene.

Per realizzare una dimensione in cui convivano ‘sessualità, sensualità, normalità e arte’ – correggimi se sbaglio – sei andata dunque in Spagna. Perché questa trasferta, sarebbe stato impossibile, secondo te, approcciare un discorso simile in Italia?
Diciamo che in Italia siamo ancora indietro anni luce sulla visione della sessualità e non solo, c’è bisogno di libertà di pensiero per potersi esprimere nella sessualità, nell’arte e nella vita. Mi sono innamorata di ibiza la prima volta che ci ho messo piede 7 anni fa, proprio per questo motivo, sei libero di essere ciò che sei realmente, senza pregiudizi o forzature, e le persone che ho incontrato lì mi hanno fatto capire che era il posto giusto per mandare avanti il progetto.

Ho visto alcune foto tratte da tuoi lavori recenti, e devo dire di averci trovato dentro un ‘mood’ onirico, surreale, come un’esperienza visiva astratta ma carnale allo stesso tempo: ti ritrovi in questa considerazione, è forse una delle chiavi di lettura che vuoi dare alle tue creazioni?
E’ la visione di persone differenti sulla sessualità, quindi cerchiamo di rappresentarla in maniera più astratta possibile, per lasciare aperta la fantasia di ognuno di noi, e poterci vedere davvero in quella situazione.

Ho notato anche un retrogusto fetish spuntare qua e là…l’universo bdsm ti interessa, ‘concettualmente’ e sessualmente?
E’ sempre stato una parte molto importante della mia vita, amo la visione della donna nel mondo BDSM, e trovo che sfogando le proprie perversioni in maniera sana e consensuale, si possano emarginare tanti problemi con il nostro corpo, la nostra sessualità, e il nostro rapporto con gli altri, credo che se riuscissimo a sfogarli in questa maniera, ci sarebbe molta meno violenza.

SexSens può essere visto dunque come un ‘collettivo’ le cui produzioni si propongono di superare i ruoli tradizionali di ‘attore’ o ‘performer’ per tornare alla rappresentazione di momenti erotici ‘reali’, concreti, estranei alla logica del ‘film’?
Esattamente, la rappresentazione reale di momenti reali di erotismo, condivisione e sessualità!

Cosa possiamo aspettarci invece da uno spettacolo dal vivo di SexSens?
Sono performance artistiche, prima di essere erotiche, quindi ci si può aspettare veramente di tutto, a seconda del/della performer, che cerca di esprimere una propria personale visione di un proprio tabù, un proprio limite, o di una pratica che ama.

Leggendo invece una tua intervista del 2015, parli della tua associazione ‘Bocca di Rosa’ in cui, oltre alla ricerca di un erotismo ‘altro’ di cui abbiamo parlato, vi era anche la finalità di occuparsi della tematica sessualità e disabilità. Cosa puoi dirmi in proposito?
Il progetto è nato perchè ho molti amici che si occupano in prima persona di questo tema, come Max Ulivieri, che sta seguendo la sua battaglia per l’assistenza sessuale, e mi ci sono appassionata, sta seguendo nelle idee del collettivo, ma è un tema molto delicato e difficile da realizzare come vogliamo noi.

Per come l’hai vissuto tu, quali sono i mali peggiori che hai incontrato nel mondo del porno?
La disumanizzazione delle persone e della loro sessualità.

Potresti approfondire un attimo questo concetto con degli esempi di situazioni ‘tipiche’, che ti hanno portato a questa conclusione?
Per esempio, quasi tutte le mie colleghe e colleghi, non riuscivano ad eccitarsi e ad avere un orgasmo fuori dal set. Per quanto riguarda gli uomini la situazione é ancora piú tragica, perché usando abitualmente medicinali per mantenere l’erezione durante il set, ne dovevano continuare ad usufruire anche nella vita privata, non riuscendo piú ad eccitarsi oramai con nulla che non fosse puramente mentale (il discorso che facevo sull’estremizzare la sessualitá in maniera irreale), con conseguenti problemi di salute, e di autostima. Per le attrici un esempio pratico é la chirurgia plastica, che diventa una vera e propria droga. Non riuscendo piú ad accettare i cambiamenti del proprio corpo o quelli considerati “difetti”, arrivano a deturpare ed odiare la propria persona in maniera estrema, sentendosi sempre e comunque inadatte.

Secondo quello che hai dichiarato in un articolo del Rolling Stone risalente al Giugno dell’anno scorso, pare proprio che concetti quali ’trasgressione’ e ‘libertà’ siano l’opposto della pratica di un film porno ‘mainstream’. E’ un mondo, quello del porno, che ti ha profondamente delusa?
Diciamo che mi ha fatto capire che non è la forma giusta di educare alla sessualità, però se non l’avessi vissuto in prima persona, non sarei mai arrivata a questa conclusione, e non avrei deciso di creare il mio progetto, quindi lo ringrazierò sempre per quello che mi ha dato, e che mi ha tolto!

Dovessi tornare indietro, animata da quella carica di sana ribellione in cerca di ‘esperienza estrema’ di cui scrivi nel sito, ripeteresti l’esperienza di attrice hard?
Assolutamente sì, proprio per quello che ti ho spiegato prima.

Domanda banale ma sempre valida…di fronte ad una potenziale ‘new entry’ candidata alla carriera di pornostar, quale sarebbe oggi il tuo consiglio?
Molte persone mi chiedono consigli per entrare nel porno mainstream, e quello che dico sempre é che bisognerebbe avvicinarsi a questo mondo con una grande sicurezza e amore nei confronti di sé stessi, il problema é che nella maggior parte dei casi é esattamente la situazione opposta che crea la voglia di addentrarcisi.

Faccio l’avvocato del diavolo: ma non sarà mica che ciò che stai facendo ora è molto più estremo, libero e ‘ribelle’ rispetto a quanto ti aspettavi di trovare a suo tempo nell’hard?
Per noi libertà e “ribellione” a una pornografia ormai superata sono le linee guida del progetto, quindi non potevi trovare parole migliori 😉

Leggi anche la recensione della docu-serie ‘Marika, Un Grande Progetto’