L’Eduardo secondo Mario Salieri al Festival di Benevento

In occasione di questo articolo mi va di essere blasfemo ed affermare che, prendendo in prestito la frase ‘da qualcuno’, ‘le vie del Porno sono infinite’. Questo a patto che, ovviamente, la parola ‘Porno’ presenti la ‘P’ maiuscola e palesi la volontà da parte del suo Autore di volersi collocare col giusto rispetto, gusto e classe nell’alveo di una Tradizione letteraria di primaria importanza culturale, omaggiandola e, al contempo, rivisitandola. Mario Salieri è da sempre in prima fila quando si parla di ‘Porno d’Autore’, un porno che in realtà si tramuta in pura manifestazione di erotismo mai fine a se stessa ma sempre e comunque funzionale ad un ‘contesto d’eccellenza’ culturale, quale quello del Teatro Eduardiano. Doveroso quindi rivolgere attenzione al riconoscimento ottenuto dalla sua rivisitazione della commedia di Eduardo ‘I morti non fanno paura’ da parte di una kermesse cinematografico/televisiva di certo non avvezza ad abbracciare il cosiddetto ‘film per adulti’. In passato, nel 2002 e successivamente nel 2003, Heidy Cassini è stata la prima regista ‘adult’ ad essere ammessa ad un Festival di cinema tradizionale, quello di Torino, con due suoi cortometraggi.
Ed ecco le parole che Mario, come sempre disponibile, mi ha rilasciato in questa circostanza…

Anzitutto Mario i miei complimenti per il traguardo raggiunto con ‘I Morti non Fanno Paura’, suo ultimo film, che è stato selezionato in concorso nell’ambito di un festival di cinema tradizionale, il ‘Festival nazionale del Cinema e della TV di Benevento’ nella sezione ‘Greatest Indipendent’. Colgo l’occasionerei rivolgerle alcune domande sul film, dunque.
Anzitutto, lei è – come è possibile sapere o anche solo intuire da parte di tutti coloro che seguono la sua filmografia – un grandissimo amante e conoscitore dell’opera eduardiana. Dunque perché ha scelto proprio la commedia ‘Requie a l’anema soja’ (1926) come testo di ‘analisi’ e riadattamento?

L’altro teatro realizzato con la mia compagnia teatrale Sirena Partenope si ripropone di rivisitare soltanto opere minori del Teatro Eduardiano, dimenticate o totalmente sconosciute al pubblico dei non addetti ai lavori (Il cilindro e I morti non fanno paura). Sarebbe un sacrilegio il solo pensare di accostarsi ad opere famose perchè il confronto sarebbe imbarazzante, come secondo me lo è stato per tutti coloro che finora hanno tentato, fratelli Servillo e Massimo Ranieri inclusi.

Esiste anche una versione cinematografica della commedia, risalente se non erro al 1956, che acquisisce appunto il titolo di ‘I morti non fanno paura’. Come giudica questo adattamento filmico rispetto al testo della commedia originale?
La versione televisiva (girata in 35mm b/n) prodotta da Rai – San Ferdinando Film per la regia televisiva di Vieri Bigazzi e quella teatrale non accreditata di Eduardo De Filippo mi risulta del tutto
simile al testo originale di ‘Requie a l’anema soja’. L’opera ha solo cambiato il titolo nel 1952 per volontà dell’autore al fine di renderlo comprensibile a tutti gli italiani. L’adattamento televisivo conta la partecipazione di attori straordinari quali Dolores Palumbo, Ugo D’Alessio e il grandissimo Vittorio Sanipoli, oltre che allo stesso Eduardo. A mio avviso questo adattamento risente della scarsa esperienza tecnica e artistica verso un nuovo sistema di comunicazione visiva, il televisore, che proprio in quegli anni muoveva i primi passi.

Nel recupero e la personalizzazione di questa commedia, la già citata versione cinematografica ha costituito per lei una fonte di ispirazione oppure non s’è curato di quella versione?
La mia commedia è molto diversa dall’opera originale (soprattutto nel primo atto) e tende ad evidenziare l’aspetto della farsa macabra attraverso una completa rivisitazione dei personaggi e della storia.

Una volta, la critica ‘impegnata’ parlava dei film tratti dalle opere di Eduardo come ‘teatro filmato’ con accezione negativa, sottintendendo che si trattava di una forma di teatro ‘fuori posto’. Cosa ne pensa di questa considerazione, ritiene cioè svilente per il teatro di De Filippo l’essere riproposto – e opportunamente riadattato – in chiave cinematografica/televisiva?
I film di Eduardo e le commedie televisive sono due cose molto diverse tra loro. A mio modesto avviso Eduardo non era a suo agio con il mezzo cinematografico e tutta la sua arte si svilisce nei ventisei film realizzati nella sua lunga carriera. Cosa ben diversa sono gli adattamenti televisivi, soprattutto quelli del terzo ciclo (ciclo Scarpettiano) realizzate dal 1975 al 1981 con mezzo televisivo a colori, degli autentici capolavori di regia teatrale e televisiva.

A mio avviso il ‘Salieri touch’ in questa sua versione è avvertibile, oltre che nella scena hard e in una ’svolta’ successiva che non voglio anticipare a chi legge, anche nell’atmosfera che accompagna tale scena, all’insegna di una lascivia morbosa che arricchisce il grottesco contenuto originale di nuove sfumature. E’ stato difficile ‘salierizzare’ – se mi permette il neologismo – questo testo?
No, sono in perfetto agio con le atmosfere macabre.

Lei è un Autore che va controcorrente: in un settore, quello hard, in cui si procede spediti verso tecnologia ‘seducente’ e contenuti che ‘vogliono’ guardare al futuro, allo ‘strano’, al ‘bizzarro’ – se questa parola ha ancora senso – Salieri guarda invece al passato per creare una via di fuga ‘artistica’ dalla pornografia media. Le chiedo: si riconosce in questa considerazione e, al di là di questo, percepisce il ‘dolce peso’ di essere ‘unico nel suo genere’?
Con orgoglio continuo a sostenere ormai da decenni che la pornografia audiovisiva priva d’erotismo è soltanto una squallida esibizione di atti ginnici e che i primi piani degli organi genitali, le emorroidi femminili in bella vista, le posizioni circensi e le penetrazioni multiple che provocano perdite fecali sono stomachevoli quanto la visione di uno sterco umano.

Pensa di proporre, come di consueto, un montaggio esclusivamente soft di questa sua produzione?
Come per il precedente “Il cilindro”, la commedia è disponibile in tre versioni: +12/+18/XXX

Pasolini sosteneva che ‘Chi si scandalizza è sempre banale e anche sempre male informato’. Dunque eventuali ‘urla al sacrilegio della tradizione’ dovessero arrivare per la sua versione de ’I Morti’, così com’è stato per ‘La Ciociara’ o ‘Il Cilindro’, sono da ritenersi ‘rumori’ banali e ignoranti. E’ d’accordo?
Assolutamente si.

I film di Mario Salieri sono su www.salierixxx.com e www.mariosalieri.it