Intervista a Silvio Bandinelli – 2a Parte

A partire dal 1998 ci troviamo di fronte a titoli in cui l’hard diventa per lei un vero e proprio mezzo per parlare in modo incisivo di tematiche storiche importanti per il nostro Paese. Esempio clamoroso è ‘Mamma’…come maturò la volontà di fare un porno per così dire ‘attivista’, se mi passa il termine?

Il film ‘Mamma’ nasce in un contesto particolare, dopo due film con Selen che mi avevano comunque dato sicurezza poichè, oltre al successo italiano, avevano avuto un ottimo riscontro sul mercati esteri incoraggiando la nostra capacità produttiva e quindi i budget. Si poteva pensare ad un film produttivamente importante. Mi balenava per la testa, da un po’ di tempo, l’idea di sfidare i “limiti” del film porno. Con assoluta libertà desideravo parlare di temi importanti, che mi interessavano e che interessavano anche al mondo della società civile e della cultura. Essere cinema d’autore o fare finta di esserlo. Per essere intellettualmente onesto devo dire che, da ex pubblicitario, vedevo la cosa molto bene anche dal punto di vista della comunicazione, del marketing che avremmo potuto fare su questa nuova figura del cinema porno. Un cinema porno impegnato, dichiaratamente posizionato a sinistra. I film devono essere pensati e girati bene, devono comunque avere una propria dignità anche di fronte a una attenzione differente, da parte di mondi del tutto diversi dal pubblico specificatamente pornografico. Poi ti metti davanti al computer o carta e penna e la cerchi, sai che è lì la cosiddetta ispirazione, la trovi e viene fuori un film ambientato durante il fascismo, che sposa gli ideali della Resistenza. Se poi questo è fare un film “attivista” non so, comunque non mi spiace.

‘Mamma’, dunque: l’ambientare un porno in piena Resistenza colpisce tutti, critica e spettatori. L’Unità le fa una bella intervista, in cui lei rilascia delle frasi che definiscono, a mio modo di vedere, la sua ‘cifra stilistica’ e il suo modo di ‘pensare’ il porno. Afferma infatti: ’Nei miei film la trama è fondamentale. Alle scene erotiche voglio arrivare lavorando anche sulle sfumature psicologiche’. Dunque possiamo dire che per Bandinelli il porno può convivere con un percorso riflessivo e mentalmente attivo dello spettatore, rifuggendo quella che per molti è la sua primaria natura ‘onanistica’?

‘Mamma’ è stato davvero un grande successo, un’esperienza che desideravo fortemente stava compiendosi: l’attenzione al film si spostava sui media mainstream Stampa -TV Cultura. Sono andato a parlare del film all’Università della Sapienza, alla Casa della Cultura a Milano. Credo di essere riuscito a rendere abbastanza credibile la storia portando lo spettatore naturalmente all’hard. Con i miei film “politici” ho scelto temi originali ma conosciuti dalla gente, ho cercato di fare il mio “cinema civile” che è anche un intimo omaggio al grande cinema di Petri, Rosi, Pontecorvo. Un gioco di specchi il mio, ma alla fine la sega prevale, il porno non contaminato vince, su tutto e tutti, vedi i numeri complessivi del web. Noi registi dei “film con trama” oggi siamo il passato. Pressoché estinti. Una sega ci ha seppellito 🙂

In quell’intervista lei cita anche il pasoliniano ‘Salò’ come esempio di film che analizza il regime fascista attraverso la sua sessualità. Alla base di ‘Mamma’ riconosciamo in effetti la stessa chiave di lettura. Possiamo dire allora che nel suo film la presenza del sesso è funzionale all’interpretazione degli avvenimenti narrati nella trama?

Credo non ci sarebbe stato “Mamma” se non ci fosse stato il Salò di Pierpaolo Pasolini. Ho cercato nel mio piccolissimo film di fare un pò questo, di raccontare con la pornografia quanto fosse “pornografico” il regime stesso. Spesso il sesso messo in scena è funzionale agli avvenimenti, ha conseguenzialità nella storia raccontata…Non dimentichiamoci però che una scena porno dura intorno ai 15 minuti ed è lì che scopriamo di avere i documenti contraffatti.

Nel Novembre 1997 Panorama parlò del film definendolo ‘primo pornofilm di sinistra’. Che ne pensa di questa definizione’?

Mi piace.

Passando invece al cast del film, due i nomi che mi vengono in mente: Deborah Welles e Ursula Cavalcanti. La Wells fece la sua prima scena anal: come maturò questa decisione? E ad Ursula. che ricordo vuole dedicare?

Beata (Deborah) è un‘amica, anche se sono molti anni che non la vedo. Si discusse non poco per la scena anale, poi si giunse ad un accordo. La decisione la maturai per dare comunque un valore aggiunto strettamente pornografico al film. Ursula ossia Patrizia, piccola, un destino crudele. Siamo stati molto legati, ci siamo frequentati, lei col marito Giovanni e io con Monica Timperi. Ursula era donna semplice e sensibile, molto autentica. Ci siamo divertiti, abbiamo fatto film “importanti” insieme. La ricordo sul set agli inizi, recitazione=una tragedia. Abbiamo provato ore, non so quanti ciak per la stessa scena ed alla fine abbiamo ottenuto il risultato e lei, film dopo film, è diventata sempre piú credibile anche sotto il piano della recitazione.. Abbiamo riso tanto insieme, era autoironica. La ricordo con molto affetto.

L’impegno nel rivisitare fasi controverse e fondamentali della Storia d’Italia continua con ‘Anni di Piombo’: il titolo dice già tutto. So che a questo film era legata anche un’innovazione ‘tecnica’, ovvero la trasmissione streaming delle giornate di lavoro sul set, giusto?

“Anni di piombo” è stato un film difficile. Unire il porno con le vicende che definirono di piombo quegli anni, che hanno portato lutti, che ancora rappresentano un “buco nero” nella storia del nostro paese, era una bella sfida. In fase di sceneggiatura sono stato molto attento a cercare di non offendere la memoria delle vittime di quegli anni e alla fine il film è stato girato, con Ursula Cavalcanti protagonista. l mercati l’hanno accolto bene, addirittura ricordo la recensione di Hot Video, più che buona, si citava addirittura Moliere e probabilmente il giornalista era sotto effetto di droghe molto pesanti: l’unica recensione positiva che abbia avuto da Hot Video, credo, non mi amavano molto. E’ vero, con Maya Cecchi ed Helena Velena, facemmo questo esperimento (ancora il web non era così diffuso) e credo che siamo stati quasi dei pionieri, perlomeno nell’ambito dell’hard. Andò bene, ci fu interesse. Anche i giornali accolsero la notizia.

Anche ‘Anni di piombo’, come ‘Mamma’, venne girato in Ungheria: quali problematiche ha incontrato in Italia per decidere di destinare la realizzazione dei film di questo periodo altrove? Più in generale, è possibile, in base alla sua esperienza, fare un confronto tra l’atteggiamento riscontrabile qua in Italia e quello estero nei confronti della produzione cinematografica porno?

In Ungheria vi erano la maggior parte delle attrici, vi vivevano una buona parte dei migliori attori hard; il porno,dal punto di vista produttivo, aveva la stessa legittimità legale del cinema mainstream. E poi vi era la mitica agenzia di Gianfranco Romagnoli, la Touch Me, che organizzava dai casting, alle location, costumi, maestranze…’Mamma’ non sarebbe stato il film che è stato senza la stretta collaborazione con Romagnoli in fase di produzione. In Italia non c’è alcuna certezza del diritto, figuriamoci riguardo all’hard. La parola porno non è contemplata nelle leggi vigenti, non esiste, però si “riconosce” e i prodotti pornografici, quelli cartacei, subiscono un’iva maggiore. Ho provato a girare legalmente in Italia, sono stato denunciato dall’Enpals (ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo) per omessi versamenti. Ci siamo opposti ed abbiamo vinto, in quanto il porno non viene “riconosciuto”, non è assimilabile a un genere dello spettacolo. E comunque dopo ho girato ancora film di buon budget in Italia, con tutta tranquillità, forte della sentenza a noi favorevole.

Ora una sua opinione generale…come mai secondo lei il nostro Paese ha a tutt’oggi un’estrema difficoltà nel confrontarsi con gli anni 70 ed appunto gli anni di piombo?

Domanda da 100 milioni di dollari, non saprei cosa rispondere se non la connivenza di pezzi di potere, servizi e quant’altro che rende difficile indagare a fondo, vedi anche trattative Stato-Mafia e le istituzioni che comunque non danno l’interesse dovuto alla questione. E poi la superficialità di noi italiani, l’egoismo, l’individualismo, la furbizia…Noi non siamo mai stati popolo, se non nei dopoguerra, ma le guerre in occidente, grazie al “tabù “dell’atomica, non ci sono più. Il degrado politico sociale e culturale da Berlusconi in poi, non ha certo aiutato. E` un paese ignorante. Chi non ignora emigra, soprattutto i nostri giovani, spesso i migliori.

Per ciò che riguarda ‘Festival’, invece, ecco che lei ci stupisce ancora, adottando il registro della commedia in salsa hard per ‘raccontare’ gli intrighi dietro al Festival musicale ‘per eccellenza’…un Bandinelli che in questo film si avvicina alla grande potenzialità critica della ‘commedia all’italiana’ direi. Cosa pensa della riuscita di questo film?

Non voglio lasciarmi andare a nostalgie che poi diventano melanconie, ma di Festival ho un ricordo fantastico; a Sanremo, folle davvero di giornalisti e curiosi che si interessavano al film e noi comunque disincantati, ma molto divertiti. Interviste a tutte le principali radio private, nonché quelle nazionali. “Festival” è stato divertentissimo girarlo e presentarlo a stampa e pubblico. Il nostro era un gruppo affiatatissimo, il film lo abbiamo girato girato tra Budapest e Parigi. E poi Sanremo, i giorni del festival, la conferenza stampa affollatissima, nulla a che vedere con quella del sindaco, quattro gatti. C’era Ursula con suo marito Giovanni, l’amica Kika, Roberto Malone, Monica Timperi ed io. E poi con noi l’amico Franco Zanetti, il “deus ex machina” di questa operazione, di questa incursione del cinema porno al Festival di Sanremo. Franco Zanetti è un giornalista musicale tra i più accreditati, direttore di rockonline.it. Ci siamo conosciuti in occasione del Misex, c’è stata subito sintonia e da lì è partito tutto. Festival credo detenga anche il primato dell’anteprima televisiva, infatti stringemmo un accordo, grazie sempre a un’idea di Franco Zanetti, con Tele+ e, in assoluta anteprima, andò in onda negli stessi giorni del Festival di Sanremo. E anche per Tele+ fu un successo. Certo c’è stato molto lavoro, sia sul piano del marketing, sia su quello specifico del film. Ancora ci era imposto di fare un film che non smentisse le premesse, sottoposto al giudizio di un pubblico lontano dal nostro mondo e dai nostri ridicoli budget se confrontati coi budget di un un film mainstream a basso costo. E per loro il confronto era comunque col cinema, quello “vero”. Anche la sceneggiatura, scritta con Franco Zanetti, ebbe un lungo tempo di scrittura, cercando di essere la “commedia all’italiana” porno. Per me il film è riuscito. Devo dire che l’ho visto un paio di volte, di cui una in montaggio, ma fu un operazione davvero fantastica, allegria e successo, Quindi penso sia un operazione perfettamente riuscita rispetto alle nostre aspettative.

Sotto, un articolo d’epoca della rivista Videoimpulse dedicato all’uscita del film. Cliccate sulle miniature per leggerlo

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Anche in questo caso, l’opinione pubblica fu a dir poco colpita. Cosa ricorda della conferenza stampa, che ebbe eco nazionale?

Ressa di giornalisti , telecamere, attenzioni naturalmente a Ursula e Kika. Parlammo del film, della simpatica critica che facevamo a certi meccanismi di potere insiti in un Festival così importante per l’Italia. Tante domande, curiosità sul porno, sempre garbate. Ironia, allegria e soprattutto non prendersi troppo sul serio e questa è stata una chiave importante per il nostro successo.

Quanto al cast, si tratta di un vero kolossal direi: Ursula Cavalcanti, Laura Angel, Eva Falk assieme, tra gli altri, a Roberto Malone, Richard Langin e Philippe Dean…una curiosità: come venivano decisi gli abbinamenti dei performer per ogni scena? C’erano delle regole particolari in base al tipo di scena di sesso, oltre agli accordi contrattuali?

Ho sempre lavorato assegnando prima i personaggi agli attori, quindi gli abbinamenti delle scene porno sono consequenziali al ruolo interpretato dagli attori stessi, se non in rari casi.

Ma io…mi vergogno’ con questa frase inizia ‘Selen live’, una compilation di scene tratte dai film con Selen da lei diretti, riproposte lasciando la così detta ‘colonna guida’, ovvero l’audio originale. Il tutto esce nel 1997. Come nasce questa operazione? Più in generale, che opinione ha di Selen, da sempre attrice apprezzata e discussa?

L’operazione nasce da una mia idea, quella di portare al pubblico la vera voce di Selen, i suoi gemiti, il suo godimento. In quegli anni i film venivano doppiati, impossibile girare con audio in diretta date le diverse provenienze degli attori, la babele di lingue. Girare in italiano poi…impossibile. Dunque portare questo aspetto “live” di un film mi sembrava cosa più che legittima. In più utilizzavo materiale che già avevo in casa, e il beneficio economico era soddisfacente. Il “..ma io mi vergogno..” in apertura lo trovo divertente…L’opinione che ho di Selen, ovvero Luce Caponegro, è ottima. Personalità e sensualità, ed anche la capacità di essere naturale, senza esagerare, sottraendo invece di mettere ancora altro. Lontana dall’immagine troiesca, mi si passi il termine, che spesso accompagna le pornostar. Brava a recitare, perfetta nelle scene hard, non ignorante, informata. Piacevole anche in compagnia, nelle cene, nel dopo set. Ricordo con simpatia il suo compagno di allora Fabio Albonetti. Non so, non mi sbilancio del tutto, ma tra le italiane, in un “giù dalla torre”, forse salverei la signora Luce Caponegro, in arte Selen.

Il decennio si conclude con un’altra opera originale ed ammiccante all’attualità, ovvero una sua versione del ‘Macbeth’ con allusioni a ‘fatti mafiosi’ quali la strage di Capaci e il delitto Fava. E’ d’accordo nel definire questo film come ideale conclusione di una trilogia sulla tematica della prevaricazione del potere (laddove ‘Mamma’ e ‘Anni di piombo’ sarebbero dunque i primi due capitoli)?

Si, è vero, con “Macbeth” si chiude questa ideale trilogia sul Potere, sull’aspetto repressivo, prevaricante, oppressivo che esso esprime e sulla sua anima nera che è parte strutturale di esso. Il Potere si alimenta dei propri vizi. Il potere non è quello che rappresenta di sè; è il fuori scena che ne racconta perversità, violenza, corruzione, morte…E talvolta l’osceno emerge, il potere si mostra in tutta la sua “pornografia”. E ciò lo alimenta. Non esistono poteri buoni, come diceva Fabrizio De Andrè. Credo che il rapporto sesso e potere sia intimo, connaturato. Il sesso si muove su meccanismi di potere e dal potere è usato e bramato. Merce di scambio.

Con Macbeth ho cercato di parlare di Mafia, un Potere davvero con la P maiuscola. Un Potere che ha la forza di contaminare altri poteri, lo Stato stesso. E che così tanti lutti ha portato e continuerà a portare.

Un’ultima precisazione: la trilogia Mamma-Anni di piombo-Macbeth, si allarga nel 2003 quando girai Abuso di potere, ispirato alle vicende di Cesare Previti. Una trilogia composta da 4 film :-)…cosa rara 🙂

A cosa si deve la scelta del Macbeth come contesto di sfondo della vicenda?

Macbeth mi è sempre piaciuto molto, di Shakespeare è il mio preferito. L’ho persino interpretato in uno spettacolo in una casa del popolo, a Firenze. Avevo 17 anni e per fortuna il mio era un Macbeth muto, noi eravamo “teatro sperimentale”. Macbeth è la tragedia di Shakespeare che più indaga sulla natura malvagia dell’uomo, sulla sua ansia distruttrice. Accanto a lui Lady Macbeth, perversa istigatrice che usa Macbeth stesso per soddisfare la propria cupidigia. Macbeth e Lady Macbeth non si fermeranno davanti a nulla, eliminando non solo i nemici, ma anche amici e parenti. Ecco la storia in brevissimo e mi è sembrata compatibile interpretarla anche come un allegoria del potere mafioso.

Ci tengo a sottolineare che le immagini dei giornali in copertina riferiti a delitti di Mafia, sono autentici e mi è stato possibile usarli grazie al Giornale di Sicilia.

Qual’è, in questo senso, il suo rapporto col mondo del teatro?

Il teatro è stata comunque una grande scuola, io ero davvero mezzo negato, ma sono riuscito a fare delle cose, conoscere un mondo che mi interessava. Mi piace molto il teatro, è una grande arte.